Fondazione San Zeno
Rita Ruffoli
Ci troviamo così, alla fine dell’anno del dopo, il 2022.
Un anno caratterizzato dai primi cenni di ripresa, da una generale sensazione di ritorno e di ripartenza, ma anche di apertura di nuove strade. Siamo tutti diversi, ormai meno spaventati, più solidi, ma ancora rallentati dal tempo che si è sospeso e ci ha portato tutti qui: il momento dopo.
In questa fase di riassestamento, è venuto spontaneo cercare un equilibrio e un po’ di conforto in quei modi che suonavano più familiari e cullarsi in quel che di conosciuto ci sembrava di avere, accorgendosi pian piano di quanto siamo tutti così profondamenti cambiati.
La semplicità di cercare di fare al meglio, con la lieve paura che tutto possa comunque improvvisarsi e scombinarsi di nuovo. Le emozioni ancora incerte, i passi lievi, le idee sussurrate e tanto ascolto.
Nel silenzio di questa pratica, ci siamo concentrati su ciò che ci muove dall’inizio del nostro cammino come Fondazione: offrire concrete opportunità di cambiamento.
Da sempre proviamo a guardare le cose da un altro punto di vista, a non fermarci al qui e ora. Per fare questo, il modo che ci viene più spontaneo è quello di parlare con le persone, cercare di capire cosa avviene, entrare nelle cose, anche solo per conoscerle.
Quest’anno abbiamo sentito ancor più forte la necessità di alzare lo sguardo, di leggere la realtà eliminando gli schemi pregressi. Abbiamo così potuto non solo accogliere nuove domande, ma soprattutto ci siamo messi in ascolto di nuove risposte. Abbiamo perciò deciso di continuare a entrare negli spazi della gente, laddove per forza le persone devono andare.
Quartieri di periferia umana, strade scure, scuole dimenticate, villaggi remoti, comunità e carceri silenziosi. Ci siamo spinti anche in quei luoghi non fisici, ma dell’anima, quelle stanze interiori di assenza di prospettiva, di fuochi spenti, di abbandono personale, di sconfitta intima, di non appartenenza.
Ed è in tutti questi luoghi che ci siamo sentiti dire “Qui non viene mai nessuno”. Ed è in questo qui, fisico ed umano, che abbiamo deciso di stare ad ascoltare chi non si fa mai sentire. Per cercare di riaccendere la luce e guardare, insieme.
Perché è anche tra quelle fessure grigie che scorrono le grandi risorse.
Basta saperle vedere.
Rita Ruffoli
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